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lunedì 18 giugno 2012

Maturità
Tra due giorni l' agognato esame, tra due giorni comincia la conclusione del mio ultimo anno di liceo.
' e quindi? bella roba!' dirai tu lettore indispettito e ormai diventato insofferente ai miliardi di pagine web che ogni giorno ti trovi davanti agli occhi, a tal punto che non ti stupisce  più nulla e non provi il benchè minimo  piacere...e quindi caro lettore dovrai pensarci anche tu alla mia maturità, non perchè ti interessino i miei voti ma perchè tu abbia la consapevolezza che i sogni e le aspirazioni che hai avuto tu ce le hanno anche gli altri e altri e altri ancora le nutriranno in futuro. Tutto questo per dire che la maturità non è un semplice esame, un numero ma è ben di più...è la fine di un'infanzia protrattasi troppo a lungo, è la chiusura di un ciclo....è l'arrivederci all'ingenuità che recupereremo solo nella vecchiaia: insomma è importante.
Forse sono riuscito a smuoverti, forse hai strabuzzato semplicemente gli occhi o forse  hai subito chiuso la pagina e scandalizzato sei andato a berti un bel caffè. Era quello che volevo.
Prima o poi capirai anche tu che non siamo soli ma che sembra proprio giusto considerare quei semplici attimi che ti cambiano la vita, quei fagioli piccoli piccoli che oggi pianti nell'orto e domani ti tocca già raccoglierli perchè sono troppo grandi; anzi, ti stanno già invadendo il giardino.
Spegni il computer e vai a controllare qualora tu non ci creda
.

martedì 21 febbraio 2012

Buio e polvere

La strada è deserta,
deserto il grande viale,
immobili le pale
del bel mulin a vento
è muto ogni strumento
è buio nel salone 
e mancan le persone
i fischi e  le battute
e il blu di quelle tute
non sboccia più nei campi
ma solo il grigio e il nero
ad essere sincero
si vede oltre la siepe.

La fabbrica ha fallito,
e quella porta aperta
si è chiusa all'improvviso.




giovedì 29 dicembre 2011

I nostri idoli

La società ha bisogno dei suoi idoli, dei suoi modelli, di qualche figura ideale a cui tendere anche sapendo di non arrivarci mai.Normalissimo, anche ciascuno in cuor suo ha dei punti di riferimento.
In particolare in questo periodo sono due, Babbo Natale e Befana, emblemi di laicità e di giustizia.
Chiunque si sia comportato bene riceverà il regalo tanto desiderato. Ovvio.
La cosa più interessante di tutta questa faccenda però, è che entrambe queste figure sono di derivazione cristiana e sono un mix di tradizioni folkloristiche di diverse zone del mondo.
Così San Nicola, da vescovo che era si è ritrovato a bordo di una slitta in giro per il mondo a portare doni a destra e a manca. Questo è un po' meno ovvio.
Mi fa riflettere, all'inizio queste figure riflettevano e definivano la società a cui erano radicate, ora riflettono il mondo intero ma si sono svuotate del loro valore. Per i Romani figure come la befana erano propiziatrici e venivano riverite, ora si riveriscono per i beni materiali che garantiscono.
Dalla spiritualità si è passati al materialismo puro.
Sono molti  quelli che non ''sentono'' più il natale, forse lo avvertono solo i bambini, perchè sanno che sotto l'albero apparirà magicamente quello che hanno sempre voluto e che quindi, la figura che glieli garantisce è da riverire.
I bambini capiscono in fretta.
                                                                                                                               jhon

domenica 25 dicembre 2011

Natale

Dopo tanto tempo passato a non scrivere ecco che prorompe la mia riflessione ''natalizia''..

Bene, scendo in strada. Luci colori , insegne luminose di ogni genere, dolciumi a volontà, sconti su questo, omaggi su quello e....ovviamente Babbo Natale.
Figura famosissima. Non c'è un bambino che ieri sera non abbia appeso la sua calzetta o abbia predisposto latte e biscotti per poi schizzarsene a letto per arrivare il più rapidamente possibile alla mattina e trovarsi il pacchetto tanto aspettato.

Apro google. Canzoncina natalizia, luci, pupazzi di neve e babbi natale anche qui.

Apro facebook. Bacheche piene di auguri, foto e inviti di feste natalizie.

Telegiornale. Acquisti alle stelle, pacchetti di qui, pacchetti di là.

Pubblicità. Slitte targate 'coca cola' e jingle Bells a manetta.

                                               E Gesù bambino??

martedì 29 novembre 2011

Vecchie storie..

 Nel post precedente ho esposto in maniera alquanto ironica quello che penso del nostro bel paese. Ora cercherò di essere più serio e soprattutto più chiaro.
Ci troviamo in una situazione che, come penso sia chiaro a tutti, non è affatto delle migliori. I motivi e le cause sono troppi per essere analizzati in maniera ampia.Mi soffermerò dunque sul primo, che è anche quello che ritengo più importante e alla base di tutti gli altri: la questione dell’identità nazionale, questione più che mai attuale, specialmente  in questi periodi di crisi economica.
La nostra coesione e idea di nazione è alquanto giovane se confrontata con paesi in cui l’idea di uno stato unitario è diffusa da secoli, come ad esempio la Francia.
Il problema è che in alcuni casi, questo nobile ideale non è del tutto condiviso.
Ma come, decenni di lotte spietate per pervenire a un’unità che molto spesso non viene nemmeno sentita ne’ considerata?
Il fatto è che quest’idea non è andata radicandosi poco per volta come ha fatto in altri paesi, ma è stata inculcata da pochi, nelle menti di tanti.
Sin dagli anni dell’unità,  quello che di fatto era un potere monarchico è stato chiamato coi nomi altisonanti di Stato e di Nazione, ma di Stato e di Nazione la novella Italia non aveva quasi nulla.
Gli odi secolari sono rimasti, le differenze sociali pure, anzi, sono andate perfino moltiplicandosi.
E ora, chi quest’anno è andato, o andrà alle mostre che di norma si tengono nelle più importanti e storiche città italiane in onore del ‘’compleanno del nostro stato’’, troverà solo gli eventi lieti e eroici, troverà il sacrificio di Pietro Micca, la breccia di Porta Pia, la diplomazia mirabolante di Cavour e la decisiva spedizione dei mille. Ovunque andrà, raramente sentirà parlare dell’assedio di Gaeta, della terribile legge Pica del 1863, del brigantaggio, dei tentativi sovversivi, della povertà che dilagava nei latifondi e delle enormi difficoltà di gestione, nulla di tutto ciò, la sua ammirazione cadrà sicuramente sull’ altisonante nome ITALIA!
Vista da questo lato, la situazione attuale diventa meno incredibile. Le difficoltà non nascono da un giorno all’altro.
Non sono un sostenitore dei particolarismi, ne’ un rivoluzionario ultraconservatore, con questo intervento vorrei che il lettore che sarà arrivato a stento fin qui pensi e muova le proprie considerazioni a partire dalla verità storica, e,senza lasciarsi troppo esaltare da parole altisonanti e piacevoli, cerchi di fare in modo, non solo con le intenzioni, ma anche coi fatti, di sentirsi davvero ITALIANO!
                                                                                                          jhon



giovedì 24 novembre 2011

Italia, Italia mia

Italia mia, in momenti come questo mi vengono alla mente i versi di Dante al canto VI del Purgatorio, che risuonano incredibilmente attuali. Bisogna 'riacconciarti il freno', reindirizzarti sulla retta e grandiosa via da cui ti sei persa e ritrovata più volte.
Hai compiuto da poco il centocinquantesimo anno che, ahimè, festeggi con crisi, crolli finanziari e malcontenti.
Cara amica, vorrei tanto poterti chiamare madre, ma madre non sei: quelli che dovrebbero essere tuoi figli si sentono in terra straniera, oppressi dal loro stesso vicino, calunniati dal loro fratello.
Persino coloro che votavano a te la loro vita intera, i cosiddetti 'patrioti', si sono serviti della forza, della coercizione e del sangue per averti. Provavano un piacere quasi estatico a vagheggiarti una, sola e libera dagli invasori. Si sono visti sfruttare i loro nobili principi dai più potenti per le loro brame di danaro e potere.
E della bella Italia che volevano che diventassi, sei stata fatta schiava, sottomessa proprio da chi ti voleva liberare.
Ridotta a provincia i tuoi bei paesi sono stati usati, come vacche da mungere, il cui latte andava alla mensa dei re.
Eppure non abbiamo mancato di acclamarti con i tricolori sui balconi per tutto l'anno, e dichiararci tuoi figli di fronte al mondo intero.
A questo punto, a che giova innalzare un vessillo che tuttora non sentiamo nostro?      
                                                                                     jhon
                                                                                                                     

mercoledì 23 novembre 2011

dovremmo tornare indietro di 2500 anni...

Studiando l'antichità classica mi ha colpito molto la vita politica dell' Atene del V secolo avanti Cristo. La prima e forse l'unica forma di democrazia degna di chiamarsi tale nella storia dell'umanità. Anche allora (in questo abbiamo mantenuto vivissima la tradizione) dilagava la corruzione; ma la cosa stupefacente era che il popolo lo sapeva e gli stava bene! Com'è possibile? Lo Stato più nobile fiero e famoso dell'antichità che accetta la bestia nera che ha rovinato in ogni epoca uomini e regni? sì, la tollerava, purché chi veniva corrotto e chi corrompeva facessero il bene della Comunità e non solamente quello delle proprie tasche.
Nel caso contrario abbiamo numerosi esempi di rivolte e lotte all'ultimo sangue (in questo invece abbiamo ancora molto da imparare).
Certo, non era una forma perfetta di governo, non mancavano trame, complotti e assassinii ma le cose funzionavano e ne abbiamo il riscontro.

Studiando l'oggi invece, purtroppo nutro ammirazione per ben pochi aspetti della vita politica. Non sono uno di quelli che si lamentano contro tutto e tutti dicendo le solite frasi e i soliti stereotipi.
La mia riflessione nasce guardandomi attorno. Vedo dittatori senza pietà e guerre sanguinose per rovesciarli, vedo brame di potere senza la volontà di giovare alla propria gente, vedo odi senza motivo.
Tuttavia per fortuna non noto solo cattiveria e corruzione ma ho di fronte agli occhi chiari ed evidenti esempi di bontà e altruismo. Penso alla ''social catena'' (così la chiamava il fosco Leopardi) che si è creata in soccorso dei Genovesi colpiti dall'alluvione, penso a quelle persone che hanno dedicato la loro vita ad aiutare gli altri e qui non è il caso di farne l'elenco perché sono veramente tanti e dieci pagine non mi basterebbero.
Trovo inutile ingigantire i difetti anche se sono piuttosto consistenti, come inutile è non guardare ai meriti di chi in questa società ci crede davvero. Forse aveva ragione chi diceva che i Greci avevano già inventato tutto.
                                                                                                                       jhon