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domenica 20 novembre 2011

L'umiltà e il successo di chi sa lottare

L'altro giorno ho avuto la fortuna di sentire una conferenza di Mario Calabresi, attuale direttore del quotidiano ''La stampa''.Non ci ha parlato della crisi, nemmeno dei conflitti che dilaniano i paesi arabi, argomenti che tuttora non è difficile trovare in prima pagina. Ci ha raccontato semplicemente la sua vita, cosa lo ha spinto a fare le scelte che hanno determinato la sua carriera, come ha vissuto certe situazioni. E lo ha fatto a 'tu per tu', come si fa con un compagno di scuola o con un amico.  Non ha usato i vocaboli incomprensibili di chi sa di giocare un ruolo importante e non si è risparmiato battute e autoironia. Ci ha detto come abbia dovuto accantonare il suo sogno di diventare poliziotto e di come sia riuscito dopo una lunga gavetta a diventare reporter. Dalle sue parole trapelava la soddisfazione di chi ha seguito ciò che amava e l'ha raggiunto sfruttando appieno ogni occasione.
Purtroppo, caro Mario non tutti hanno le possibilità di seguire quello che amano e quello che sognano; il precario che fatica ad arrivare alla fine del mese non può certo prendere il primo volo per l'America o iscriversi all'università; la madre di famiglia con tre figli non può passare tutte le giornate a cucinare nella speranza di diventare chef. Ma quel che è certo è che nel possibile ciascuno deve seguire le proprie passioni e non fermarsi davanti a nulla. Questa vita è troppo bella per essere sprecata nello stesso posto a svolgere le stesse occupazioni, ragion per cui bisogna lottare, andare avanti nel migliore dei modi e secondo le proprie possibilità.
Secondo me è inutile protestare, lamentarsi contro uno stato che mai nella storia ha saputo rispondere alle esigenze di tutti i cittadini (salvo rare eccezioni) e mai lo farà.Bisogna lottare in modo costruttivo, prendersi quello che si vuole, senza tuttavia togliere lo stesso diritto agli altri. Per questo mi sembra abbastanza inutile sbandierare il diritto allo studio e al lavoro se prima  non ci si impegna a studiare e a lavorare.

Sono curioso di sapere come la pensate!                                                      jhon

3 commenti:

  1. "Per questo mi sembra abbastanza inutile sbandierare il diritto allo studio e al lavoro se prima non ci si impegna a studiare e a lavorare.".

    BRAVO.
    Bellissima frase, è totalmente vero!

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  2. "...nel possibile ciascuno deve seguire le proprie passioni e non fermarsi davanti a nulla..."
    Quello che ha raccontato Calabresi è esattamente questo...perchè lui non si è fermato davanti a nulla...voleva studiare inglese ma sua madre non poteva permettersi di mandarlo in Inghilterra?Ha lavorato per potersi pagare la vacanza-studio da solo...voleva trovare un posto nel mondo del giornalismo e quando Riotta l'ha chiamato chiedendogli di partire da lì a una settimana per New York, che ha fatto?Non ha guardato i se e i ma, ha fatto le valigie ed è partito...
    Ricordi ciò che ha chiesto Valente prima che Calabresi iniziasse a parlare?Quante persone credono di essere artefici del proprio futuro...beh...mi sembra che lui sia ampiamente un esempio di questo...
    Io sono fermamente convinta che la sua storia è un esempio...non dico che ora tutti devono guardare a lui come a un idolo e costruire altari a suo nome...però lui ha dimostrato che ce la si può fare...
    Detto questo, credo che la mia stima per Calabresi sia leggermente emersa da quanto ho scritto...ma giusto una punta!!! :)
    Tua sorella

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  3. Ovviamente hai pienamente ragione,
    quello che volevo sottolineare è che,sebbene siamo noi a farci la vita, molte volte non possiamo, per un motivo o per l'altro fare quello che vorremmo.
    tutto qui, poi sono d'accordo con te^^spero che il blog ti piaccia
    Tuo fratello

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